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Lettera dal carcere di un Hututsi

Category : giornalismo

Testata umoristaca -testi&Umori- Bari 1997

Dalla cella più oscura dell’africa nera una lettera di Franko Ann, una delle vittime della guerra civile in Congo ex Zaire

a cura di massimiliano cocozza

Scrivo per fare conoscere la situazione oscura che viviamo quaggiù nel Congo, dove non c’è tango e non c’è mango che tenga.
Il mio nome Hutu è Mbachanga, mentre quello Tutsi è Franko.
Il problema è che mio padre era Hutu e mia madre Tutsi.
Loro due, come tutti gli Hutu e Tutsi del nostro paese, litigavano sempre, e noi africani negri, si sà siamo un po’ caldi.. Incazzusi diciamo pure..
Quindi io sono cresciuto cercando di evitare noci di cocco e stoviglie prima, coltelli poi, e infine frecce avvelenate, ma solo negli ultimi anni erano passati alle armi da fuoco.
Io volevo molto bene ad entrambi, perché in fondo sono i miei vecchi genitori negroni, ma ogni volta che litigavano, io diventavo uno sporco Tutsi per mio padre ed un prevaricatore Hutu per mia madre.. Insomma ci andavo di mezzo e mi beccavo insulti e schiaffoni..
Io non me la prendevo anche perché a noi piace molto, quaggiù nel Congo, darci dei sani sberloni nei denti, è proprio un’usanza..
Il problema fu quando decisero di farmi studiare, perché anche qui sono arrivati i preti missionari e ci hanno impiantato delle scuole..
Nessuno mi voleva perché le classi erano o Tutsi o Hutu ed io ero un mezzo sangue.
Allora presero la decisione di mandarmi direttamente all’università.
All’università della capitale mio padre aveva un amico che da un giorno all’altro diventò il mio protettore.
A quell’epoca avevo 15 anni ed ero praticamente cresciuto sugli alberi.
Il mondo del sapere mi affascinò subito e passai due anni a studiare come un Tutsi per mettermi al passo con gli altri e poi iniziai gli esami dell’università.
Nel frattempo i miei genitori si erano proprio presi una brutta incazzatura ed avevano riunito le rispettive famiglie, che si erano organizzate.
Prima con i mortai e poi con autoblindi, mitragliatrici, granate ecc. Tutta roba che si trova a buon mercato dalle nostre parti.
Annunciavano entrambi di invadere la capitale, il giorno della mia laurea.
Infatti nessuno osò farmi una sola domanda e non ci fu relazione, solo il bacio accademico, che dalle nostre parti comprende una strizzatina amichevole ai testicoli.
Il capo di stato in persona presenziava alla cerimonia e fu proprio lui a darmi la “strizzatina” e, subito dopo, a sbattermi in questa cella da dove vi scrivo.
Io spero voi mi vogliate aiutare a far fare la pace fra mia madre e mio padre così mi fanno uscire di qui e giuro che parto per l’Alaska o per il Kurdistan..

Mbachanga o Franko